Quando possiede la vocazione, la quantità ammette una sola aspirazione, tendere alla qualità e poi raggiungerla. Occorre allora un sentire comune, che colleghi esperienze diverse, vicine per volontà e per intendimenti. Consorzio è, nel suo senso biologico, simbiosi mutualistica da cui ognuno può ricevere il meglio solo se è capace di offrire il meglio. Nella loro diversità, i simili si incontrano, si attraggono, si completano.
Come il bene da gioia se lo si può condividere con gli altri, così il progresso è tale solo nello scambio continuo di esperienze, informazioni, soluzioni. Anche l'idea più semplice, se circola in realtà complesse, si trasforma, aiuta lo sviluppo, mette in pratica il cambiamento porta a nuovo progresso.
Quando si esce dall'astratto per misurarsi con le sfide concrete, l'apporto delle più diverse specificità è il valore tecnologico del gruppo.

Sito on-line
Mar 26, 2012
Author: webmaster

Dal giorno 14 Aprile il nuovo sito Hospitalitas.org è online!



Nascita del consorzio

La struttura nasce per volere dell'allora Padre Generale Fra' Pierluigi Marchesi. La visione del padre generale, in un periodo di necessaria terziarizzazione dei servizi, si muoveva con l'intento di costruire un approccio condiviso alle azioni e controllato internamente dagli stessi confratelli, non pregiudicando affatto la loro completa autonomia rispetto al Consorzio. L'afferenza del Consorzio all'Ordine ed il mandato fiduciario, comunque monitorato dalla presenza interna dei confratelli, nonché la particolare forma giuridica della struttura, avrebbero garantito il compimento della visone del Padre Generale. E così accadde, fina dai primi interventi atti a risollevare le sorti della Fondazione Internazionale Fatebenefratelli, passando per la complessa gestione dell'Isola Tiberina e per il rovesciamento della prospettiva organizzativa, e dei risultati ottenuti rispetto al precedente periodo, attuato nella gestione globale della RSA di Trivolzio.

I principi etici

Il Consorzio, e quindi le proprie associate, si sono dati un regolamento interno quale base per operare all'interno dell'Ordine. Nella struttura, i flussi di comunicazione ed informazione dell'organo di amministrazione, avvengono in tempo reale e per caduta raggiungono ogni associata coinvolta nel progetto. Il modello di gestione si rifà al principio organizzativo rappresentabile figurativamente da due "ellissi sovrapposti" senza scollamento quindi tra vertice e base, tipico della natura piramidale di alcune organizzazioni. In esso, come accennato, vigono gli elementi di democraticità e partecipazione propri della natura giuridica scelta. In essa, non possono inoltre venir meno i diritti (e i doveri) dei lavoratori, che costituiscono il vero capitale dell'organizzazione e quindi la risorsa su cui investire tempo e quantità economiche. Nel caso in cui si eroghino servizi diretti alle persone, la "relazione", legata agli altri elementi appena citati, si costituisce in snodo centrale dell'intero impianto organizzativo. Nella pratica, ogni intervento, sia diretto all'utente sia indiretto, si riappropria del suo senso compiuto, contenendo ogni spinta ai processi di atomizzazione, propri del fare specializzato che restituiscono sovente, a chi opera, un essere indistinto e parcellizzato. Il cardine dell'azione, quindi, si muove intorno a colui che ha perso la propria autonomia, che "ha bisogno", "che necessita", e ogni tassello dell'organizzazione si muove in ragione di un'immagine integra complessa e unica della persona umana.

Umanizzazione in sanità: un caso di principio etico applicato

All'uopo, si cita quanto avvenuto nella gestione globale della RSA di Trivolzio. Generalmente, tutte le RSA visitate e conosciute trovano la loro massima espressione organizzativa nell'applicazione pedissequa di un modello di derivazione fordista, che prevede al suo interno una divisione netta tra lavoro intellettuale e lavoro manuale, con conseguenze, dai risvolti preoccupanti, da una cesura tra ambito sanitario e ambito sociale e non molto dissimili, per quest'ultimo, dal fare proprio in una catena di montaggio. A differenza delle strutture ospedaliere, partendo dal dato che l'ospite di una RSA è "nel luogo in via permanente", lo sforzo attuato in Trivolzio, per sua specifica sempre in itinere perché dinamico, ha rovesciato completamente il modello comunemente utilizzato, al tempo anche lì presente, per adottarne uno proprio, destinato alla crescita delle competenze dell'intero corpo lavorativo, allo sviluppo della relazione operatore-ospite e ospite-ospite e imperniato, per quanto possibile, sulle abilità residue dell'ospite stesso, seguendo anche i moderni dettami di gerontologia applicata. Essendo la "relazione" uno degli elementi fondanti del vivere quotidiano in RSA, tralasciando l'articolazione organizzativa adottata che abbisognerebbe di ben altra trattazione, l'intento è stato quello di recuperare il senso del proprio lavoro, soprattutto da parte delle unità (d'ambito sociale) situate ad un livello più basso della scala lavorativa comunemente intesa, rappresentanti quantitativamente i sette ottavi dell'intero corpo sociosanitario impiegato, e renderlo idoneo a fare fronte all'importanza dell'azione condotta. In sostanza: un innalzamento generale della coscienza e della conoscenza del proprio intervento; un conferimento corretto al mandato specifico di ogni funzione; una percezione più "alta" delle azioni quotidianamente eseguite; un aumento della pro positività e del senso di appartenenza alla struttura; una contaminazione, una reale condivisione, tra i diversi livelli di responsabilità presenti; un'integrazione tra ambito sociale e sanitario. E quindi: un miglioramento delle condizioni di vita dell'ospite, una ripresa delle sue facoltà attive, un'apertura alla relazione ( in senso lato), una ripresa del senso di permanenza in una struttura, oggi, solo apparentemente "chiusa". Quanto esposto parte da lontano ed ha inizio quale riflessione sul confronto avvenuto con i confratelli a proposito della Carta dell'Ordine e del Principio di Umanizzazione in Sanità.

La qualitá e i marchi

Il Consorzio ha sempre operato una distinzione su tale concetto, spesso male interpretato perché passibile di applicazione in ogni settore. La distinzione non poteva non dirigersi dall'idea che si cela dietro un simile concetto, per adottarlo in modi differenti dipendentemente dal settore di intervento. Quindi, nulla osta all'applicazione delle procedure previste e dell'ottenimento del marchio quando si vuole controllare il processo. Così è ad esempio nelle associate che si occupano di lavanderia e sterilizzazione in sanità. Quando, invece, si tenta di applicarlo agli interventi "sulle persone", o propriamente socio sanitari, il senso dimostra tutta la sua inappropriatezza. La distinzione pertanto, è tra processo e risultato. Ad esempio, mentre processo e risultato, nella produzione di cuscinetti a sfera, come in quella di gomme per automobili o accendini o altro, possono coincidere, in un'aula di formazione, il docente, da' uguale processo (l'atto formativo) non potrebbe mai aspettarsi un risultato identico, del suo dato agìre dal discente, a meno che lo "pretenda" come oggetto e non come persona.

La forma giuridica

Per il Consorzio venne prescelta la forma cooperativa, anche per storia degli aderenti, garantendo così quei principii di democrazia interna e di partecipazione allargata. Successivamente, in ragione dell'erogazione di servizi ad alto contenuto tecnologico e particolarmente delicati, alle associate si aggiunsero altre strutture con forma giuridica diversa, non snaturando però al forma originaria del Consorzio, tutt'ora in essere. Il Consorzio ad oggi, può agire come global service, abbracciando tutti gli ambiti propri del settore socio-sanitario.